L’intolleranza al lattosio è una reazione avversa al cibo, facendo parte del gruppo delle intolleranze enzimatiche dovute ad errori di metabolismo su base genetica.
(Classificazione European Academy of Allergology and Clinical Immunology ; Boyce et al, 2010)
Le intolleranze enzimatiche sono dovute a deficit parziale o totale di enzimi (complessi proteici che catalizzano le reazioni di scissione dei diversi aggregati molecolari contenuti nei cibi).
Nella categoria delle intolleranze enzimatiche si contano la fenilchetonuria; il favismo; l’intolleranza congenita ai mono e disaccaridi – gruppo del quale fa parte anche l’intolleranza primaria al lattosio.
Il lattosio e la lattasi: cosa sono dal punto di vista biochimico?
Il lattosio è un disaccaride formato da 2 monosaccaridi, il galattosio ed il glucosio; si trova nel latte di tutti i mammiferi (ad eccezione del leone marino) e rappresenta più del 90% del totale di zuccheri del latte essendo una delle sue fonti caloriche principali.
Per essere assorbito a livello dell’intestino, il lattosio deve subire una reazione chimica di scissione nei suoi due componenti, gli zuccheri semplici galattosio e glucosio; questa reazione è catalizzata da un enzima della classe delle idrolasi, chiamato appunto lattasi.
La lattasi (lattosio-galattoidrolasi) viene elaborata nell’intestino tenue, sulla superficie epiteliale coperta da microvilli (zona denominata ‘’brush border-bordo a spazzola’’) dove solitamente ha luogo la scissione e l’assorbimento degli zuccheri semplici; l’attività della lattasi sulla superficie delle membrane intestinali del feto si rileva già a partire dall’ottava settimana di gravidanza, per crescere esponenzialmente fino alla 34° settimana quando raggiunge il massimo dell’espressione.
Come viene digerito il lattosio?
Nel neonato e nel bambino piccolo, l’enzima lattasi è necessaria ed obbligatoria per la digestione del lattosio, durante il periodo dell’allattamento e fino allo svezzamento completo; se non individuato precocemente, il deficit congenito di lattasi può avere conseguenze gravi sulla salute del bimbo.
Dopo i primi mesi di vita, l’attività della lattasi conosce una regressione fino a scomparire quasi del tutto nell’età adulta (deficit primario di lattasi, fenomeno normale dovuto alla maturazione dei meccanismi fisiologici nella regolazione della sintesi enzimatica generale); fanno eccezione le popolazioni la cui alimentazione è tradizionalmente ricca in latte e prodotti caseari, le quali quindi hanno acquisito nel tempo la capacità genetica di elaborare lattasi anche in età adulta (‘’lactase persistance trait’’: molto alto nei paesi dell’Europa del Nord, medio in Paesi come Italia o Francia, molto basso nei Paesi Africani).
L’intolleranza al lattosio si traduce per malassorbimento intestinale: in condizioni di ipolattasia (deficit di lattasi) il lattosio raggiunge il colon senza essere scisso, dove viene fermentato dai batteri intestinali, comportando iperproduzione di gas, acidi grassi e residui, uno sbilancio del microbiota intestinale, vari gradi di infiammazione tessutale e conseguente comparsa dei sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio.
E’ importante non confondere l’intolleranza al lattosio con l’allergia al latte: si tratta di due condizioni molto diverse per origine, sintomi e gestione.
Quali sono le cause dell’intolleranza al lattosio? Il meccanismo biologico
Il primo effetto dell’accumulo di lattosio non digerito nell’intestino tenue è meccanico, per induzione di un aumento del carico osmotico, con aumento del volume di liquidi e conseguente distensione addominale e borborigmi.
Contemporaneamente, il lattosio presente nell’intestino subisce reazioni di fermentazione da parte dei microorganismi del colon conducendo alla formazione di gas (principalmente H2, CO2 e CH4) e acidi grassi a catena corta (SCFA-principalmente acido acetico, acido butirrico ed acido propionico); questi ultimi sono utilizzati dalle cellule come fonte primaria di energia (in particolare l’acido butirrico) e vengono coinvolti in processi metabolici e di ossido-riduzione cellulare dopo essere veicolati nel circolo sanguigno verso altri tessuti ed organi (acido acetico nel muscolo, acido propionico nel fegato ecc).
Questi 3 processi (l’accumulo di lattosio non idrolizzato; l’accumulo di gas; la rallentata veicolazione e ridotto assorbimento dei prodotti di fermentazione) conducono alla finale comparsa dei sintomi e segni dell’intolleranza al lattosio.
La compresenza di disturbi, patologie od altre condizioni dell’apparato digerente (come le gastroenteriti infettive, la sindrome del colon irritabile, gli interventi chirurgici) può condurre ad un ulteriore abbassamento dell’espressione della lattasi.
E’ stato visto che il rischio di comparsa e permanenza dei sintomi da intolleranza al lattosio cresce esponenzialmente nelle persone affette da IBS (Irritable Bowel Syndrome, Sindrome da Intestino Irritabile), da Sindrome da malassorbimento, da malattie infiammatorie croniche dell’intestino (Crohn, Leaky Gut), durante e dopo le terapie farmacologiche cellulo-invasive (chemio, radio, ionio-terapie ecc).
In tutti i casi, la mancata espressione dell’enzima conduce ad accumulo di lattosio non digerito nei tratti dell’intestino, con conseguente comparsa di segni e sintomi più o meno importanti in base alla soggettività individuale.
I sintomi e segni clinici dell’intolleranza al lattosio colpiscono tutto l’apparato digerente e tendono a comparire da 30 minuti a 2 ore dopo aver mangiato i cibi a rischio:
Questi segni e sintomi sono largamente riprodotti (anche se con intensità e sequenzialità molto variabile) in tutte le persone che seguono un’alimentazione ricca in mono, di, oligosaccaridi e polioli fermentabili e scarsamente assorbibili a livello intestinale, i FODMAPs: presenti praticamente in tutta la frutta e verdura fresca, nella frutta secca, nei legumi, nel latte e prodotti derivati del latte.
L’alta variabilità nella comparsa, intensità e persistenza dei sintomi è direttamente correlata al tipo di alimentazione ovvero al modo di abbinare e di cucinare gli alimenti: nelle persone clinicamente sane che seguono una dieta bilanciata questi sintomi sono molto attenuati oppure quasi inesistenti.
L’insorgenza e permanenza dei sintomi dovuti all’accumulo di lattosio dipendono da svariati fattori quali:
Se l’intolleranza al lattosio non viene riconosciuta o gestita in maniera corretta, si corre il rischio di escludere spontaneamente o drasticamente dall’alimentazione il latte e suoi derivati: le conseguenze nel tempo possono portare a
L’affidabilità dei test ed esami clinici utilizzati nella diagnosi è largamente influenzata dalla suscettibilità individuale e dai fattori esterni: lo specialista indicherà di eseguire test ed analisi specifiche nell’ottica di una diagnosi più accurata e precisa possibile.
Il test utilizzato attualmente per la diagnosi dell’intolleranza al lattosio è il H2-breath-test – il test del respiro, che misura la concentrazione di idrogeno nel respiro del paziente, dopo una carica gastrica di lattosio (lactose challenge, ovvero ingestione di una data quantità di latte); il test è eseguibile su indicazione medica specialistica, solo nei reparti medici e strutture sanitarie specializzate.
I risultati del test sono influenzati in maniera positiva o negativa dalle condizioni fisiologiche individuali (velocità del transito intestinale, adattamento del microbiota intestinale alla digestione del lattosio, scarsa produzione di H2, tipo di alimentazione ecc).
Il medico prescrivente può indicare di associare il Test ematico della tolleranza al lattosio, che consiste nella misurazione dei valori della glicemia, ad intervalli regolari di tempo, dopo la somministrazione orale di una data quantità di lattosio.
Per incrementare l’affidabilità del response nella diagnosi, sono stati proposti altri test come il Genetic-13910C/T polymorphism (test genetico per confermare la presenza del gene codificante la sintesi di lattasi), oppure la misurazione diretta su campione bioptico dell’attività enzimatica a livello della superficie a spazzola dell’epitelio intestinale; date le difficoltà legate ai tempi lunghi di risposta, all’invasività ed ai costi elevati sono utilizzati solo in casi difficili e sotto controllo medico specialistico.
Per la diagnosi differenziata può essere utile eseguire altri esami ed indagini, come i Test per le intolleranze alimentari, le analisi specifiche per le allergie alimentari, le indagini per il microbiota intestinale; nell’intento di chiarire più precisamente possibile le cause della condizione patologica e di avere una gestione corretta e completa del quadro clinico del paziente.
I preparati e prodotti che contengono lattosio non si limitano agli alimenti come latte fresco, burro, panna, formaggi freschi, formaggini, preparati spalmabili ed altri; a questi si aggiungono vari altri prodotti alimentari industriali, integratori alimentari e farmaci nei quali il lattosio è utilizzato come coadiuvante od eccipiente.
A differenza del latte e derivati freschi, i formaggi stagionati (come Parmigiano Reggiano e Grana Padano) e lo yogurt contengono quantità minime di lattosio ciò concedendoli una migliore tollerabilità gastro-intestinale.
Nella gestione dei sintomi e complicazioni, è importante imparare a individuare e stabilire le proprie soglie di tolleranza e adottare abitudini alimentari idonee:
I cibi da evitare o ridurre in maniera sostanziosa sono:
Alimenti consigliati sono:
La dieta adeguata dal punto di vista nutrizionale per ridurre i sintomi e le raccomandazioni dietetiche per l’intolleranza al lattosio variano da persona a persona, secondo il grado di tolleranza gastrointestinale: è sempre opportuno rivolgersi allo specialista, per stabilire sia l’entità della condizione patologica che l’idonea dieta alimentare e nutrizionale in regime controllato con follow-up sequenziati.
Una volta tracciate, le linee di percorso dietetico saranno personalizzate in base al fabbisogno individuale della persona, in un percorso di recupero dello stato di salute ottimale corredato e coordinato dall’equipe multidisciplinare di specialisti (medico di famiglia, dietista, biologo nutrizionista, specialista gastroenterologo ed altri specialisti).
Ambulatorio Pelizzo – Centro Infermieristico e Prelievi a Udine – pone a disposizione degli utenti il servizio di esami ed analisi del sangue standard e specifici, tra i quali anche i Test per le Intolleranze alimentari BIFOOD 70 e 120; eseguibili su prelievo venoso in collaborazione con Laboratori Bianalisi.
E’ altresì disponibile il servizio di consulenza con il Biologo Nutrizionista Dott. Matteo Rossi, in Ambulatorio Pelizzo a Udine : su appuntamento, in orari altamente flessibili e da concordare al momento della prenotazione.
articoli correlati
Allergie e intolleranze alimentari
fonti essenziali
Lactose Intolerance in Adults: Biological Mechanism and Dietary Management – (Yanyong Deng 1 , Benjamin Misselwitz 2 , Ning Dai 1 and Mark Fox 2,3,*) – Nutrients 2015, 7, 8020-8035; doi:10.3390/nu7095380 – www.mdpi.com/journal/nutrients
Neurogastroenterology and Motility Research Group, Department of Gastroenterology and Hepatology, Division of Gastroenterology & Hepatology, University Hospital Zürich, Zürich CH-8091, Switzerland *Benjamin Misselwitz *Mark Fox
Zheng, X.; Chu, H.; Cong, Y.; Deng, Y.; Long, Y.; Zhu, Y.; Pohl, D.; Fried, M.; Dai, N.; Fox, M. Self-reported lactose intolerance in clinic patients with functional gastrointestinal symptoms: Prevalence, risk factors, and impact on food choices. Neurogastroenterol. Motil. 2015, 27, 1138–1146. [CrossRef] [PubMed]
Pelizzo centro infermieristico e prelievi sas di Pelizzo Luigi e Soci.
Via Cividale 292 – 33100,Udine
P.IVA 03123800306 – CF PLZLGU70L24C957E