La pressione arteriosa rappresenta la forza esercitata dal cuore per spingere il sangue all’interno dei vasi sanguigni, più precisamente nelle arterie: viene calcolata facendo riferimento alla pressione atmosferica e convenzionalmente è espressa in mmHg (millimetri colonna di mercurio, unità di misura standard internazionale).
Il sangue fluisce in maniera costante e continua nella rete dei vasi sanguigni, apportando ossigeno e nutrienti in tutto il corpo: il flusso sanguigno ininterrotto è una condizione sine qua non per la vita.
La circolazione del sangue nei vasi di sangue si sottopone alle leggi fisiche e biochimiche che ne regolano il flusso: è dipendente del gradiente di pressione ( ossia il dislivello prodotto dalle forze di gravità), della contrazione (forza) muscolare e della resistenza delle pareti vascolari.
Il sangue è spinto nei vasi sanguigni dal cuore che esegue movimenti specifici: di contrazione muscolare – la sistole – e di rilassamento – la diastole; il ciclo sistole/diastole significa un battito completo e la sua misurazione si riferisce al calcolo della frequenza cardiaca (i cui valori normali sono compresi tra 50 e 100 battiti al minuto).
Con la sistole il cuore spinge il sangue nelle arterie evacuando le sue camere inferiori: in questa fase di contrazione, il ventricolo sinistro del cuore si svuota e imprime al flusso sanguigno la spinta maggiore, detta pressione massima o sistolica.
Dopo la fase di contrazione il muscolo cardiaco si rilassa: il sangue spinto dall’impulso iniziale circola in tutta la rete dei vasi sanguigni; di ritorno verso il cuore, nel passaggio dai vasi arteriosi a quelli venosi e a livello periferico (arteriole/capillari) è sottoposto alle forze di resistenza vascolare, dettate dalla sua viscosità, dal diametro dei vasi e dall’attrito con le pareti vascolari.
Nella fase di ritorno del sangue nel cuore si assiste quindi al rilassamento del muscolo cardiaco ed al riempimento delle camere superiori cardiache, gli atri: quando il sangue arriva nell’atrio destro si ha la pressione minima o diastolica.
L’andamento della pressione arteriosa è legato al ritmo circadiano: la pressione è più alta la mattina, diminuisce nel primo pomeriggio, risale in pomeriggio tardi verso la sera, si abbassa ai valori minimi durante la notte e poi aumenta di nuovo verso le prime ore del mattino.
Inoltre, la pressione arteriosa soffre variazioni in base a fattori estrinseci (ambientali) ed intrinseci (fisiologici):
— è più alta quando siamo esposti al freddo, durante sforzi fisici ed intellettivi maggiori, con emozioni forti;
— aumenta con l’avanzare dell’età;
— l’ereditarietà ovvero la predisposizione genetica vi detta il rischio di sviluppo delle patologie a carico dell’apparato cardio-vascolare;
— lo stile di vita e regime alimentare ne improntano variazioni che aumenteranno con l’avanzare dell’età se non corretti.
Il famoso effetto “camice bianco” ovvero l’aumento dei valori pressori misurati durante la visita medica, con tutta probabilità imputabili allo stato d’ansia e stress del paziente, è stato uno dei fattori fondamentali a spingere il progresso scientifico nella direzione dell’ideazione e sviluppo di apparecchi elettromedicali per uso domiciliare, insieme alla necessità di controllare costantemente la pressione arteriosa per osservarne i pichi durante la terapia farmacologica antipertensiva.
Le variazioni della pressione arteriosa sono presenti sia nelle persone normotese che in quelle ipertese; la differenza consiste nella variabilità incontrollata della pressione arteriosa nell’iperteso.
In una persona normotesa, oltre la fisiologica variazione della pressione arteriosa che segue il ritmo circadiano si presentano altre variazioni passeggere, limitate nella soglia dei valori standard di riferimento, le quali si possono verificare in base ai fattori comportamentali (stress e ansia, fumo, attività fisica); queste variazioni sono considerate fisiologiche (normali) e sono totalmente controllate dai meccanismi di difesa dell’organismo.
Nelle persone che soffrono di ipertensione arteriosa la variazione circadiana dei valori pressori può conoscere un pico molto alto al risveglio; gli sbalzi pressori, anche se possono essere scatenati dai fattori comportamentali, non sono regolati dai meccanismi di controllo dell’organismo.
La pressione arteriosa si esprime in mmHg (millimetri colonna di mercurio), unità di misura internazionale; i valori normali standard sono considerati
per una frequenza cardiaca i cui valori normali standard sono considerati
La misurazione della pressione arteriosa fa parte del protocollo strumentale per la diagnosi del paziente iperteso: la valutazione iniziale consiste nella visita medica completa di anamnesi individuale (per stabilire i fattori concausanti: familiarità e predisposizione, patologie secondarie), di esami di laboratorio e di esami ed indagini strumentali.
La misurazione della pressione arteriosa è anche lo strumento con il quale si effettua la valutazione a lungo termine del trattamento farmacologico e complementare dell’ipertensione arteriosa e delle malattie correlate (malattie cardio-cerebro-vascolari, sindromi metaboliche, diabete, malattie renali, patologie ormonali ecc).
Il controllo ottimale della pressione arteriosa necessita in modo assoluto l’estensione della misurazione dei valori pressori fuori dall’ambulatorio medico: la ricerca scientifica ha permesso l’ideazione e sviluppo di dispositivi misuratori di pressione sempre più evoluti i quali hanno reso possibile per le persone di fare le misurazioni comodamente a domicilio, migliorando così la comunicazione con il medico curante nonché l’adesione alla propria terapia farmacologica in atto.
La misurazione della pressione arteriosa a domicilio ovvero il monitoraggio domiciliare della pressione – HBPM, Home Blood Pressure Monitoring – è la tecnica strumentale impiegata per esaminare il profilo pressorio di tutte le persone sia affette che non di ipertensione arteriosa; il controllo della pressione arteriosa nel proprio ambiente, nelle stesse condizioni fisiologiche e con lo stesso apparecchio permette di scongiurare artefatti come l’effetto del camice bianco, gli errori dovuti all’operatore, gli errori strumentali dovuti all’utilizzo di apparecchi sempre diversi.
La misurazione della pressione arteriosa a domicilio: il modo corretto di farla
Per misurare correttamente la pressione arteriosa è necessario seguire alcune regole semplici:
— fare le misurazioni giornaliere nelle stesse condizioni fisiologiche tutti i giorni:
— individuare il braccio dominante: eseguendo misurazioni su entrambe le braccia e scegliendo in seguito il braccio con i quali sono risultati i valori pressori più alti; è sufficiente farlo una sola volta, come impostazione iniziale
— fare minimo 2 misurazioni al giorno: di solito la pressione arteriosa in una persona normotesa è più alta la mattina e tende a diminuire verso la fine della giornata (condizione inversa in una persona ipertesa, tenendo conto anche di eventuali farmaci in somministrazione).
Per apporre la diagnosi, il medico indicherà al paziente di fare 2 misurazioni in successione rapida (3-5 minuti di distanza) la mattina e la sera, nelle condizioni sopra descritte, per non meno di 3 volte alla settimana e per non meno di 3 settimane di seguito.
— durante la misurazione assumere una posizione rilassata e comoda, con il braccio sostenuto all’altezza del cuore, la testa appoggiata e le gambe distese; mantenere la posizione immobile e senza parlare
— usare sempre lo stesso apparecchio per la misurazione pressoria, validato e certificato per l’uso domiciliare;
gli apparecchi per misurare la pressione arteriosa sono chiamati sfigmomanometri e sono dispositivi affidabili, veloci e facili da usare, con costi contenuti e permettono l’integrazione dei servizi di telecardiologia (registrazione, memorizzazione e trasmissione dei dati in tempo reale), facilitando l’interpretazione dei risultati da parte del medico per le decisioni diagnostiche e terapeutiche.
— fare attenzione alle dimensioni del bracciale, non troppo stretto o largo;
— annotare i valori, calcolare le medie giornaliere e sottoporre i dati risultati all’attenzione del medico curante: le medie delle misurazioni giornaliere e settimanali consentiranno al medico di valutare il profilo e la variabilità pressoria a lungo termine.
L’IPERTENSIONE ARTERIOSA rappresenta la condizione in cui si verifica l’aumento pressoché costante della pressione sanguigna nelle arterie: più precisamente, si definisce ipertensione arteriosa la condizione di aumento protratto, a riposo, della pressione sistolica (uguale o più di 140mmHg), della pressione diastolica (uguale o più di 90mmHg), o di entrambe.
Lo stato di ipertensione arteriosa si definisce tale quando la pressione sistolica è costantemente più alta di 140mmHg e la pressione diastolica è costantemente più alta di 90mmHg; per valori di frequenza cardiaca anche molto alti (sopra 100battiti/minuto).
L’ipertensione arteriosa senza cause cliniche note e determinate viene chiamata ipertensione arteriosa primaria o essenziale: rappresenta la condizione patologica più diffusa in assoluto (l’85% dei casi a livello mondiale) e generalmente è priva di sintomi o segni clinici, a meno che non sia di vecchia data o non abbia già indotto danni negli organi bersagli primari (cuore, reni, cervello).
Chiamata dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità il ‘’killer silenzioso’’ proprio per mancanza di sintomi, di solito l’ipertensione arteriosa viene scoperta in modo arbitrario durante esami e controlli di routine nello studio medico, partendo dalla misurazione della pressione arteriosa e poi approfondendo con analisi del sangue specifici, esame delle urine, indagini per immagine cardiaca (elettrocardiogramma, ecocardiografia ecc).
L’ipertensione arteriosa secondaria si instaura e si sviluppa in seguito a condizioni patologiche pre-esistenti: iperaldosteronismo primitivo, malattie renali e polmonari gravi, apnee ostruttive nel sonno (OSAs), malattie genetiche, patologie ghiandolari ecc.
Le Linee-Guida ESC-ESH 2018 e successive (rev.2023) riportano la classificazione della ipertensione arteriosa in base ai valori pressori
”Gli esperti concordano che negli adulti di età inferiore a 80 anni, ad alto rischio per eventi cardiovascolari, la pressione arteriosa dovrebbe essere ridotta a meno di 140/90 mmHg; nelle persone con più di 80 anni è tollerato un valore da 140 a 150 mmHg” (Epicentro ISS)
Tra i sintomi e segni clinici più comunemente riscontrati con valori particolarmente alti di pressione arteriosa si contano:
— mal di testa (soprattutto la mattina), capogiri e stordimento
— vista offuscata, acufeni
— episodi di epistassi
— sudorazione fredda
— palpitazioni
”L’elevata pressione del sangue nelle arterie (≥ 140/90 mmHg) è uno dei fattori di rischio cardiovascolari più importanti ed è molto diffuso nella popolazione. Secondo l’indagine Multiscopo dell’ISTAT relativa all’anno 2019, in Italia il 17,9% della popolazione totale (17,3% maschi e 18,5% femmine) è affetta da ipertensione arteriosa, con prevalenza che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età fino a raggiungere il 53,6% (50,1% maschi e 56% femmine) oltre i 74 anni. (…) circa il 37% della popolazione italiana adulta (dalla terza decade di vita in poi) è affetta da ipertensione arteriosa, con una prevalenza di ipertensione nota dopo i 60 anni di età pari al 48.6%. Il 63.1% degli stessi ipertesi ha un rischio cardiovascolare tra il moderato e il molto elevato. La prevalenza di ipertensione arteriosa nella popolazione di età superiore ai 60 anni è tendenzialmente maggiore nelle donne rispetto agli uomini” (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3128_allegato.pdf)
Le Linee-Guida ESC-ESH 2018 e revisioni successive (2023) apportano le raccomandazioni per le misure e procedure di diagnosi, cura e prevenzione dell’ ipertensione arteriosa: con riferimento particolare all’indicazione di fondare la diagnosi di ipertensione arteriosa in base ai risultati ottenuti con monitoraggio pressorio in studio medico e/o monitoraggio domiciliare HBPM e/o ABPM laddove vi esistono le condizioni per farlo.
La misurazione della pressione arteriosa a domicilio ovvero il monitoraggio domiciliare della pressione – HBPM, Home Blood Pressure Monitoring – è la tecnica strumentale impiegata per esaminare il profilo pressorio di tutte le persone sia affette che non di ipertensione arteriosa; il controllo della pressione arteriosa nel proprio ambiente, nelle stesse condizioni fisiologiche e con lo stesso apparecchio permette di scongiurare artefatti come l’effetto del camice bianco, gli errori dovuti all’operatore, gli errori strumentali dovuti all’utilizzo di apparecchi sempre diversi.
Il monitoraggio dinamico della pressione arteriosa in ambito domiciliare, ABPM – Ambulatory Blood Pressure Monitoring – l’esame del Holter pressorio – rappresenta la procedura strumentale utilizzata per misurare la pressione arteriosa ad intervalli regolari per la durata di 24ore.
I vantaggi del Holter pressorio sono numerosi:
Inoltre, l’esame Holter pressorio è particolarmente indicato nell’analisi clinica dell’ipertensione arteriosa nelle persone anziane, viste le condizioni fisiologiche proprie della terza età:
Per fare l’esame del HOLTER PRESSORIO 24H a Udine, l’Ambulatorio Pelizzo pone a disposizione degli utenti il reparto Telecardiologia in collaborazione con la Piattaforma Cardio Online; le prenotazioni sono aperte tutti i giorni da lunedì a venerdì ed i referti sono pronti in 24h dalla registrazione in piattaforma digitale: per tutte le informazioni contattateci direttamente.
Pelizzo centro infermieristico e prelievi sas di Pelizzo Luigi e Soci.
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