ICTUS: CAUSE, SINTOMI, CURA

INDICE

  1. ICTUS: COME SI DEFINISCE E COME SI CLASSIFICA
  2. LE CAUSE E FATTORI DI RISCHIO PER L’ICTUS
  3. I SINTOMI E SEGNI CLINICI DELL’ICTUS
  4. PREVENZIONE, CONTROLLO E CURA DELL’ICTUS

Con il nome ictus si definisce un danno cerebrale più o meno esteso, che comporta deficit neurologici temporanei o permanenti, e che si verifica in seguito all’interruzione del flusso sanguigno nei vasi di sangue che irrorano il cervello:

  • per ostruzione (otturazione, chiusura) dei vasi di sangue: ictus ischemico (80% dei casi)
  • per rottura dei vasi: ictus emorragico (20% dei casi)

L’ictus entra a far parte del gruppo delle malattie cerebro-vascolari; caratterizzato da alta incidenza (soprattutto per le persone sopra i 65 anni) e da alta prevalenza per le donne; rappresenta la prima causa di invalidità per danni cerebrali negli adulti, a livello mondiale.

ICTUS ISCHEMICO

  • si verifica in seguito alla chiusura parziale o totale di un’arteria che porta il sangue al cervello (le arterie cerebrali, le carotidi, la basilare);
  • l’ostruzione dell’arteria comporta un deficit di flusso sanguigno con mancanza di ossigeno verso le cellule cerebrali che iniziano a soffrire per ipossia fino alla lisi completa (distruzione cellulare) dopo un massimo di 4-5 ore.

 

ICTUS EMORRAGICO

  • si verifica in seguito alla rottura dei vasi sanguigni cerebrali; a seconda della zona interessata i segni clinici e sintomi avranno entità da moderata a grave (come ad esempio l’emorragia intracerebrale, di solito dettata dall’ipertensione arteriosa; o l’emorragia subaracnoidea, sanguinamento spontaneo dovuto alla rottura di un aneurisma).

 

TIA-ATTACCO ISCHEMICO TRANSITORIO

Non sempre il blocco delle arterie porta all’ictus: se il trombo e/o l’ateroma si rompono rapidamente (entro 15-30 minuti dalla formazione) il flusso di sangue riprende normalmente (in funzione della velocità di rottura, dell’entità del danno sulla parete vasale, della forza del richiamo venoso ecc) con scomparsa spontanea anche totale dei sintomi e segni clinici.

In questi casi si va incontro ad un TIA: attacco ischemico transitorio, che non lascia danno neurologico permanente e si risolve completamente nell’arco di 1’ora.

Il TIA può essere segnale d’allarme per un ictus ischemico imminente: il rischio di ictus è massimo nelle prime 24-48 ore dopo un TIA, rimane molto alto ed è un rischio maggiore nelle persone sopra i 65 anni e soprattutto per le persone affette di patologie croniche (malattie cardiache e vascolari, ipertensione arteriosa, insufficienza venosa profonda e periferica, diabete e sindrome metabolica, malattia renale, patologie respiratorie – BPCO, sindrome respiratoria, OSAs, enfisema ecc).

2. LE CAUSE ED I FATTORI DI RISCHIO PER L' ICTUS

Nell’ictus ischemico la causa principale è il blocco (ostruzione, otturazione) parziale o totale del lume delle arterie.

Il blocco delle arterie può essere dovuto a:

  • accumulo di grasso sulle pareti interne del vaso di sangue: formazione di ateromi (placche) – il meccanismo dell’arteriosclerosi
  • formazione di un coagulo di sangue (trombo) per via di un difetto di coagulazione e/o di un restringimento del lume del vaso sanguigno, di solito con stasi sanguigna

Nel blocco delle arterie sono stati individuati 3 meccanismi principali:

  1. la formazione di ateromi e/o trombi:

— gli ateromi si aggregano in placche (dette ateromasiche, o aterosclerotiche: contengono lipidi, colesterolo LDL, cellule infiammatorie, cellule muscolari lisce, resti di tessuto connettivo)

— le placche si ingrandiscono ed ostruiscono il vaso sanguigno, il flusso di sangue rallenta

— all’altezza delle placche ed in corrispondenza della stasi si formano coaguli (trombi) che completano l’otturazione; con l’interruzione parziale o totale del flusso sanguigno nell’arteria interessata

  1. lo spostamento di un coagulo e/o di un frammento di ateroma da un vaso di sangue ad un altro: il meccanismo di formazione dell’embolo (ci sono più probabilità di embolia, sulle arterie già colpite da aterosclerosi)
  2. lo spostamento di coaguli dal cuore verso le arterie cerebrali e carotidi: i coaguli di sangue si possono formare anche nel cuore, in seguito a malattie cardiache come le infezioni (endocarditi, miocarditi), le valvulopatie, le alterazioni del ritmo cardiaco – le aritmie, in particolar modo il ritmo cardiaco estremamente rapido ed irregolarmente irregolare ovvero la fibrillazione atriale.

 

Nell’ictus emorragico la causa principale è la rottura di un vaso di sangue con sanguinamento su zone più o meno estese, in funzione della superficie irrorata da quel vaso di sangue; con formazione di tessuto cicatriziale (che in seguito può provocare stato convulsivo).

I fattori di rischio maggiori e non modificabili per entrambi i tipi di ictus sono

  • l’età (maggiormente esposti gli anziani)
  • l’ereditarietà (fattori genetici)
  • precedenti ictus (esserne già colpiti da un ictus aumenta esponenzialmente il rischio )

 

Tra i fattori di rischio modificabili si contano

  • ipertensione arteriosa
  • malattie del cuore (aritmie, tra cui in primis la fibrillazione atriale; infezioni-endocardite; infarto pregresso)
  • patologie del sistema circolatorio (insufficienza venosa, arteriopatie, aterosclerosi)
  • diabete e insulino-resistenza; sindromi metaboliche
  • obesità e sovrappeso
  • dislipidemie; ipercolesterolemia (valori alti di colesterolo LDL)
  • abitudini errate di vita (sedentarietà, fumo, abuso di alcol; uso di sostanze stupefacenti)
  • disturbi respiratori (apnee – OSAs; cuore polmonare; BPCO)
  • anemie severe
  • condizioni di stress ossidativo cellulare
  • terapie farmacologiche (anticoagulanti; FANs; vasocostrittori-pseudoefedrina; benzodiazepine)

3. I SINTOMI E SEGNI CLINICI DELL’ ICTUS

I danni cerebrali causati dall’ictus si riverberano sul cuore, il sistema vascolare, i polmoni, l’apparato muscolo-scheletrico; possono essere limitati a una parte del corpo oppure estesi; possono essere permanenti oppure transitori (il recupero delle funzioni cerebrali avviene gradatamente e si basa sulle capacità plastiche, adattative e compensative del cervello).

Riconoscere tempestivamente i segni e sintomi di un attacco di ictus è fondamentale, per agire il prima possibile con interventi medici specialistici salvavita in ordine di limitare il più possibile il rischio di danni cerebrali permanenti.

I segnali d’allarme che obbligano alla visita medica urgente sono:

  • stato improvviso di confusione mentale con difficoltà di linguaggio (sia a comprendere che ad esprimersi – disartria, afasia)
  • sensazione di parestesia, debolezza, improvvisa perdita di sensibilità, o sensazioni anomale in un lato del corpo (braccia, gambe, viso, un’intera parte);
  • disturbi visivi repentini (vista offuscata, sdoppiata, occultata) e/o auditivi (acufeni forti, perdita di udito)
  • cefalea forte improvvisa, nausea
  • perdita di equilibrio e di sicurezza locomotoria; vertigini; cadute
  • pressione arteriosa molto alta
  • perdita di coscienza temporanea o permanente

Altri sintomi possono includere difficoltà cognitive (di memoria, di apprendimento, di concentrazione, di linguaggio) e disturbi neuro-muscolari (stato spastico incontrollato della muscolatura liscia e stria: da spasmi e contratture dei muscoli scheletrici a disturbi del tono vescicale o intestinale); possono presentarsi in esordio di ictus ma anche come segni clinici progressivi nei giorni e settimane successive all’attacco primario (ictus evolutivo).

Le complicanze dell’ictus sono funzione dell’entità e posizione del danno cerebrale e comprendono

  • disturbi neurologici e neuromotori (temporanei o permanenti)
  • paralisi
  • infezioni urinarie e sindromi infiammatorie gastro-intestinali
  • disturbi respiratori
  • patologie vascolari

4. PREVENZIONE, CONTROLLO E CURA DELL’ ICTUS

Le strategie di prevenzione dell’ictus (e degli eventi cardiovascolari maggiori) hanno come punto di partenza la regolazione dei fattori di rischio modificabili ovvero

  • adottare uno stile di vita e regime alimentare sano ed equilibrato
  • abolire il fumo e ridurre gli eccessi (alcol, sostanze nocive)
  • ridurre la sedentarietà facendo idonea attività fisica

 

Di massima importanza sono il monitoraggio e la stabilizzazione delle condizioni patologiche preesistenti che aumentano esponenzialmente il rischio di ictus:

  • ipertensione arteriosa: controllo dinamico dei valori pressori
  • fibrillazione atriale e stenosi della carotide
  • diabete: monitoraggio dei valori della glicemia e dell’emoglobina glicata
  • dislipidemie: controllo del colesterolo (e livellamento della frazione LDL) in ordine di ridurre il rischio di arteriosclerosi

 

Il recupero post ictus è un approccio multidirezionale e comprende terapia farmacologica, monitoraggio delle condizioni fisiologiche e neuro-motorie, interventi di riabilitazione neurologica e di fisioterapia; i protocolli di riabilitazione e cura sono progettati a livello individuale e sono gestiti da un team multidisciplinare (medico, infermiere, psicologo, assistente sociale, fisioterapista ed altre figure socio-sanitarie).

Il protocollo di recupero post ictus è personalizzato per ogni caso clinico in parte: tenendo conto del tipo e dell’entità del danno cerebrale (il danno da emorragia cerebrale –ictus emorragico- è meno invasivo rispetto a quello provocato da mancanza di ossigeno – ictus ischemico).

Nel periodo post ictus, è fondamentale agire tempestivamente per arginare le complicanze e coadiuvare il naturale recupero delle funzioni: il processo riabilitativo è graduale nel tempo e l’esito si stabilisce dopo 6 mesi dall’episodio acuto (nella maggior parte dei casi, i disturbi che permangono dopo un anno dall’esordio sono permanenti).

Le terapie di riabilitazione in seguito ad un ictus mirano a preservare ed a migliorare il grado del movimento, il tono neuro-muscolare, la funzione intestinale e vescicale, l’abilità funzionale e cognitiva; nondimeno a ridurre disturbi secondari (depressione, demotivazione, retrazione).

Nella prevenzione delle ricadute i protocolli completi prevedono (oltre le terapie dedicate alla riabilitazione; esami ed indagini per immagini-TAC, RM; analisi del sangue specifiche)

  • monitoraggio della pressione arteriosa (holter pressorio)
  • monitoraggio della funzione cardiaca (ecg, holter cardiaco)
  • analisi del sangue per la valutazione dei parametri biochimici essenziali (glicemia, colesterolo, trigliceridi, transaminasi, creatinina)
  • controllo del peso e della dieta (bioimpedenziometria)
  • controllo della funzione respiratoria diurna e notturna (con indagini specifiche come la polisonnografia notturna per OSAs)

 

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Blog-Articoli

fonti essenziali

msdmanuals.com

epicentro.iss

WHO-Gho

ictus e fattori di rischio
i fattori di rischio modificabili e il punteggio Scorecard