Con il nome ictus si definisce un danno cerebrale più o meno esteso, che comporta deficit neurologici temporanei o permanenti, e che si verifica in seguito all’interruzione del flusso sanguigno nei vasi di sangue che irrorano il cervello:
L’ictus entra a far parte del gruppo delle malattie cerebro-vascolari; caratterizzato da alta incidenza (soprattutto per le persone sopra i 65 anni) e da alta prevalenza per le donne; rappresenta la prima causa di invalidità per danni cerebrali negli adulti, a livello mondiale.
ICTUS ISCHEMICO
ICTUS EMORRAGICO
TIA-ATTACCO ISCHEMICO TRANSITORIO
Non sempre il blocco delle arterie porta all’ictus: se il trombo e/o l’ateroma si rompono rapidamente (entro 15-30 minuti dalla formazione) il flusso di sangue riprende normalmente (in funzione della velocità di rottura, dell’entità del danno sulla parete vasale, della forza del richiamo venoso ecc) con scomparsa spontanea anche totale dei sintomi e segni clinici.
In questi casi si va incontro ad un TIA: attacco ischemico transitorio, che non lascia danno neurologico permanente e si risolve completamente nell’arco di 1’ora.
Il TIA può essere segnale d’allarme per un ictus ischemico imminente: il rischio di ictus è massimo nelle prime 24-48 ore dopo un TIA, rimane molto alto ed è un rischio maggiore nelle persone sopra i 65 anni e soprattutto per le persone affette di patologie croniche (malattie cardiache e vascolari, ipertensione arteriosa, insufficienza venosa profonda e periferica, diabete e sindrome metabolica, malattia renale, patologie respiratorie – BPCO, sindrome respiratoria, OSAs, enfisema ecc).
Nell’ictus ischemico la causa principale è il blocco (ostruzione, otturazione) parziale o totale del lume delle arterie.
Il blocco delle arterie può essere dovuto a:
Nel blocco delle arterie sono stati individuati 3 meccanismi principali:
— gli ateromi si aggregano in placche (dette ateromasiche, o aterosclerotiche: contengono lipidi, colesterolo LDL, cellule infiammatorie, cellule muscolari lisce, resti di tessuto connettivo)
— le placche si ingrandiscono ed ostruiscono il vaso sanguigno, il flusso di sangue rallenta
— all’altezza delle placche ed in corrispondenza della stasi si formano coaguli (trombi) che completano l’otturazione; con l’interruzione parziale o totale del flusso sanguigno nell’arteria interessata
Nell’ictus emorragico la causa principale è la rottura di un vaso di sangue con sanguinamento su zone più o meno estese, in funzione della superficie irrorata da quel vaso di sangue; con formazione di tessuto cicatriziale (che in seguito può provocare stato convulsivo).
I fattori di rischio maggiori e non modificabili per entrambi i tipi di ictus sono
Tra i fattori di rischio modificabili si contano
I danni cerebrali causati dall’ictus si riverberano sul cuore, il sistema vascolare, i polmoni, l’apparato muscolo-scheletrico; possono essere limitati a una parte del corpo oppure estesi; possono essere permanenti oppure transitori (il recupero delle funzioni cerebrali avviene gradatamente e si basa sulle capacità plastiche, adattative e compensative del cervello).
Riconoscere tempestivamente i segni e sintomi di un attacco di ictus è fondamentale, per agire il prima possibile con interventi medici specialistici salvavita in ordine di limitare il più possibile il rischio di danni cerebrali permanenti.
I segnali d’allarme che obbligano alla visita medica urgente sono:
Altri sintomi possono includere difficoltà cognitive (di memoria, di apprendimento, di concentrazione, di linguaggio) e disturbi neuro-muscolari (stato spastico incontrollato della muscolatura liscia e stria: da spasmi e contratture dei muscoli scheletrici a disturbi del tono vescicale o intestinale); possono presentarsi in esordio di ictus ma anche come segni clinici progressivi nei giorni e settimane successive all’attacco primario (ictus evolutivo).
Le complicanze dell’ictus sono funzione dell’entità e posizione del danno cerebrale e comprendono
Le strategie di prevenzione dell’ictus (e degli eventi cardiovascolari maggiori) hanno come punto di partenza la regolazione dei fattori di rischio modificabili ovvero
Di massima importanza sono il monitoraggio e la stabilizzazione delle condizioni patologiche preesistenti che aumentano esponenzialmente il rischio di ictus:
Il recupero post ictus è un approccio multidirezionale e comprende terapia farmacologica, monitoraggio delle condizioni fisiologiche e neuro-motorie, interventi di riabilitazione neurologica e di fisioterapia; i protocolli di riabilitazione e cura sono progettati a livello individuale e sono gestiti da un team multidisciplinare (medico, infermiere, psicologo, assistente sociale, fisioterapista ed altre figure socio-sanitarie).
Il protocollo di recupero post ictus è personalizzato per ogni caso clinico in parte: tenendo conto del tipo e dell’entità del danno cerebrale (il danno da emorragia cerebrale –ictus emorragico- è meno invasivo rispetto a quello provocato da mancanza di ossigeno – ictus ischemico).
Nel periodo post ictus, è fondamentale agire tempestivamente per arginare le complicanze e coadiuvare il naturale recupero delle funzioni: il processo riabilitativo è graduale nel tempo e l’esito si stabilisce dopo 6 mesi dall’episodio acuto (nella maggior parte dei casi, i disturbi che permangono dopo un anno dall’esordio sono permanenti).
Le terapie di riabilitazione in seguito ad un ictus mirano a preservare ed a migliorare il grado del movimento, il tono neuro-muscolare, la funzione intestinale e vescicale, l’abilità funzionale e cognitiva; nondimeno a ridurre disturbi secondari (depressione, demotivazione, retrazione).
Nella prevenzione delle ricadute i protocolli completi prevedono (oltre le terapie dedicate alla riabilitazione; esami ed indagini per immagini-TAC, RM; analisi del sangue specifiche)
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