L’acido urico è un composto organico eterociclico (C5H4N4O3)e rappresenta la sostanza finale prodotta con la metabolizzazione delle purine: i componenti strutturali delle nucleoproteine (un tipo di proteine associate agli acidi nucleici, ai ribosomi ed alle lipoproteine utilizzate per il trasporto nel sangue di lipidi e proteine).
Le purine sono le basi azotate (componenti strutturali di base) degli acidi nucleici (DNA e RNA): le più note sono la adenina e la guanina; altre purine sono le xantine (xantina, ipoxantina, paraxantina, teofillina, teobromina).
Nel nostro corpo, le purine derivano sia dall’introduzione con i cibi sia come prodotti del normale processo di ricambio e rinnovo cellulare, durante il quale hanno luogo la sintesi ed il turnover degli acidi nucleici.
Durante le fasi della metabolizzazione le purine vengono degradate fino ad acido urico, che viene escreto in gran parte con le urine e in minor misura con le feci (i reni eliminano circa due terzi dell’acido urico prodotto giornalmente, mentre la maggior parte della quota residua viene eliminata per via intestinale).
Alla sequenza continua della sintesi endogena di purine si aggiungono i processi di recupero e conversione delle stesse ed infine l’apporto alimentare che incide fino al 30-40%.
La degradazione delle purine fino ad acido urico avviene tramite meccanismi biochimici enzimatici:
Nelle analisi del sangue, i valori normali di acido urico sierico (uricemia) sono considerati
L’acido urico è un acido debole con pKa di 5.75; al pH fisiologico di 7.4 del compartimento extracellulare si riscontra per il 98% nella forma ionizzata di urato di sodio che presenta un limite di solubilità nel plasma pari a circa 6,8 mg/dL a 37°C.
Un accumulo di acido urico nel sangue porta il nome di iperuricemia e può essere indice di un malfunzionamento metabolico, di un problema renale o il marcatore di una particolare terapia farmacologica in atto (terapie antitumorali che inducono accelerazione di apoptosi).
Livelli insolitamente elevati di acido urico nel sangue sono dovuti a:
ridotta eliminazione dell’acido urico da parte dei reni o dell’apparato gastrointestinale
un consumo eccessivo di alimenti ricchi di purine (carni rosse, birra)
una produzione eccessiva di acido urico: condizione più rara ed a base genetica
Aumento del livello di acido urico nel sangue può avvenire anche per aumentata degradazione di nucleoproteine, in caso di deficit di enzimi coinvolti nei circuiti di sintesi e interconversione delle purine; inoltre, come tutti i primati, l’uomo non possiede un enzima chiamato uricasi, presente in quasi tutte le altre specie, capace di metabolizzare ulteriormente l’acido urico in eccesso.
Un aumento dei livelli sierici di acido urico si riscontra anche
— nell’insufficienza renale cronica
— con l’assunzione di farmaci citotossici
— con l’abuso di alcol: il quale determina una sintesi accelerata di purine a livello epatico e una riduzione dell’escrezione renale degli urati per aumentata produzione di acido lattico
— nella sindrome metabolica, sovrappeso ed obesità;
— nelle alterazioni del metabolismo del colesterolo (dislipidemie familiari, ipercolesterolemie, ipertrigliceridemie: iperuricemia si riscontra in più dell’80% dei casi clinici)
— nelle malattie cardiovascolari (marker biochimico per cardiopatie, insufficienza cardiaca, infarto ed ipertensione arteriosa )
— nell’intossicazione da piombo (riscontrata ad esempio nei lavoratori delle gomme o dell’industria delle vernici).
Quando la concentrazione di urato monosodico supera il limite di solubilità si creano condizioni favorevoli per la formazione e precipitazione di cristalli di urato in diversi tessuti (a livello delle articolazioni, delle giunture, delle mucose).
L’acido urico in eccesso si può accumulare a livello del liquido sinoviale, nel quale precipita sotto forma di formazioni cristallizzate conducendo a stato di importante infiammazione cronica dolorosa con gravi episodi di riacutizzazioni, patologia conosciuta come gotta.
L’acido urico può accumularsi anche a livello dei tubuli renali, dando forma a cristalli lisci e marroni e conducendo a disfunzionalità renale di vari gradi. Inoltre, i cristalli di urato possono precipitare anche a livello dei tessuti molli, formando i tofi, piccole formazioni palpabili sotto la superficie cutanea (ad esempio nel padiglione auricolare).
Valori sierici più bassi di acido urico sono normali in gravidanza; si riscontrano di solito in condizioni fisiopatologiche di
— digiuno prolungato
— dieta povera di proteine e purine
— patologie del sangue – anemie, eritrocitosi, leucemie
— alterata funzione renale – con aumento dell’eliminazione renale
— patologie epatiche (epatiti virali) e biliari
— difetti metabolici su base ereditaria (come la malattia di Wilson)
— celiachia
— terapie farmacologiche prolungate con cortisonici, estrogenici, farmaci antigottosi (allopurinolo, probenecid)
La gotta è una malattia causata dall’accumulo di acido urico sotto forma di urato sodico precipitato sotto forma di cristalli all’interno e intorno alle articolazioni, causando infiammazione acuta ricorrente o cronica (artrite).
La gotta era conosciuta in passato come la ”malattia dei ricchi”: in quanto affliggeva soprattutto le persone che seguivano regimi alimentari ricchi in purine (diete iperproteiche, con carni bianche e rosse, alcol, birra).
Il termine ”gotta” deriva dal latino “gutta” (goccia) in quanto nella credenza popolare si riteneva che la causa della malattia fosse l’accumulo di gocce di un “umore” a livello delle articolazioni.
La gotta è più frequente negli uomini, insorge di solito dopo i 40 anni di età, affligge con preponderanza su base ereditaria ed in compresenza di alterazioni metaboliche (più predisposto che soffre di diabete, sindrome metabolica, alterazioni del metabolismo dei grassi e del colesterolo ecc).
.Nella diagnosi di gotta i valori di urato sierico superano 6,8 mg/dL ovvero 0,4 mmol/L; la diagnosi è necessariamente supportata da indagini per immagini (ecografie, analisi microscopica del liquido sinoviale per individuare cristalli di urato ecc).
L’attacco iniziale di gotta è di solito monoarticolare ed interessa la prima articolazione metatarsofalangea dell’alluce; l’esordio è caratterizzato da intenso dolore (spesso di notte), gonfiore, calore, rossore e tumefazione.
Gli attacchi successivi di gotta possono colpire varie articolazioni insieme o a tratti; se non curati, possono persistere per settimane; in seguito si presentano dopo intervalli asintomatici progressivamente sempre più brevi.
I sintomi e segni clinici dell’artrite gottosa sono principalmente:
— tumefazione, sensazione di calore, arrossamento
— febbre, brividi, malessere generale
— nausea, vomito,
— tachicardia
Le complicanze della gotta
Le persone affette da gotta sono a rischio di sviluppo di condizioni patologiche in altri distretti dell’organismo:
— infiammazione articolare estesa con dolore cronico
— litiasi renale con ostruzione delle vie di eliminazione renali ed infezioni; con compromissione della funzione renale di vari gradi
— ipertensione arteriosa di secondo grado
— patologie cardiovascolari
— alterazioni metaboliche
I fattori di rischio per la gotta sono altresì le patologie pregresse della sfera cardiovascolare, polmonare, epatica, metabolica.
I tofi
I tofi rappresentano accumuli di urato sodico nei tessuti molli; i depositi di cristalli di urati possono comparire a livello delle dita, mani, piedi, orecchie, tendine di Achille, olecrano; anche se solitamente non sono dolorosi, possono condurre ad attacco doloroso- infiammatorio (soprattutto se vicini ad un’articolazione); oppure possono essere soggetti ad ulcerazioni o fessurazioni, con rischio di infezione batterica in sito.
I tofi sono palpabili e visibili; si presentano come noduli o masse nodulari, gialli o bianchi; si verificano in oltre 50% dei casi di gotta non trattata adeguatamente.
Per ridurre i livelli di acido urico nel sangue, oltre la terapia farmacologica specifica per ogni caso clinico, sono necessari interventi mirati nel regime dietetico-alimentare, supportati dalla consulenza nutrizionale specialistica con il Biologo Nutrizionista; la dieta per iperuricemia è improntata
I cibi permessi e consigliati nella dieta per la gotta sono
— cereali, pasta, pane, grissini, crackers, fette biscottate
— latte e suoi derivati (asiago, bel paese, crescenza, fior di latte, fontina, mozzarella, ricotta, scamorza)
— verdure ed ortaggi (barbabietole, broccoli, carciofi, cardi, carote, cavolini di bruxelles, indivia, lattuga, patate, pomodori, rape, zucca, olive)
— frutta fresca (albicocche, arance , ciliegie, mele, melone, pere, pesche)
— uova
— tè e caffè leggeri, acqua oligominerale
e con moderazione (1 – 2 volte a settimana)
— carne bianca: pollame e pesce (spigola, carpa, cernia, luccio, merluzzo, nasello, palombo, sogliola, rombo)
— vino bianco o rosso poco alcolico
Tra i cibi sconsigliati e da evitare o comunque da ridurre in assunzione si ricordano:
— alici, aringhe, crostacei, sardine, molluschi, sgombro, salmone, trota, frutti di mare, fegato, animelle, cervello, selvaggina
— brodi e sughi di carne,
— formaggi grassi e fermentati,
— carni rosse grasse e frattaglie,
— salumi, insaccati, conserve
— verdure e ortaggi come asparagi, cavolfiore, lenticchie, funghi secchi, melanzane, peperoni, piselli
— frutta fresca e secca a contenuto alto di fruttosio e/o zuccheri (castagne cocomero datteri, nespole, mandorle, prugne, frutta secca)
— strutto, lardo
— salse aromatiche o piccanti
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fonti essenziali
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