Con il termine ‘’Fleboclisi’’ si intende il procedimento terapeutico per la somministrazione per via endovenosa di preparazioni liquide quali soluzioni idrosaline, elettroliti, farmaci, nutrienti, altre sostanze terapeutiche, direttamente nel flusso sanguigno attraverso una vena di idoneo calibro.
La fleboclisi è un intervento specialistico di competenza infermieristica: conosciuto anche come terapia endovenosa, terapia infusionale, infusione endovenosa, flebo – nomi largamente utilizzati in pratica infermieristica ma che comunque presentano particolarità e sfumature legate allo scopo terapeutico in sé.
La procedura di infusione endovenosa si basa sul razionale scientifico delle iniezioni e si è sviluppata sulla necessità di perfezionare, potenziare ed ottimizzare le terapie farmacologiche mirate, in situazioni critiche e d’emergenza, in condizioni e per pazienti con particolari fabbisogni.
Il nome della procedura di infusione endovenosa deriva dal greco (ϕλέψ “vena” e κλύσις “lavaggio’’): già nei tempi antichi si presupponevano alcune peculiarità per questa via di somministrazione, soprattutto per le trasfusioni di sangue e partendo dalle conoscenze (comunque rudimentali) sulle ‘’cure del sangue’’ (il salasso – o flebotomia – era una pratica utilizzata come terapia per ridurre il volume corporeo ed eliminare ‘’gli umori cattivi’’; conosciuta già dai Greci dai quali arrivano le prime tracce storiche nel V sec. a.c., con la ‘’teoria degli umori’’ di Galeno e Ippocrate).
Le scoperte in campo scientifico prenderanno il volo nel ‘900, quando furono stabilite la composizione del sangue, i gruppi sanguigni, le dinamiche del corpuscolato sanguigno, la conservazione del sangue, la sterilizzazione dei campioni biologici e dello strumentario medico-infermieristico e così via; con approfondimenti e nuove conquiste circa le conoscenze in campo della microbiologia e medicina di laboratorio.
La fleboclisi rappresenta l’introduzione per via endovenosa di soluzioni compatibili, allo scopo di:
In linea di massima, la fleboclisi viene indicata in casi di:
I principali vantaggi e benefici della terapia infusionale endovenosa (fleboclisi ) sono
La fleboclisi risulta utile in svariati contesti clinici e soprattutto per alcune categorie di pazienti
Come tutte le vie di somministrazione dei farmaci, anche la fleboclisi comporta alcuni rischi e complicanze di varia entità; tra i più comuni rischi di reazioni indesiderate si contano
Una delle complicanze comuni consiste nel sovraccarico dei liquidi: quando la somministrazione delle soluzioni avviene in maniera massiccia, a velocità troppo alta od a concentrazioni elevate di attivi (si possono verificare reazioni inattese come dolore e sensazione di calore intenso o bruciore nel sito d’inoculazione o lungo la vena; in casi più gravi l’innalzamento dei valori pressori, fino a edema polmonare e scompenso cardiaco).
In linea generale, le infusioni rapide aumentano il rischio di irritazione venosa e flebite, soprattutto nei pazienti con fragilità del patrimonio venoso e/o cutaneo; la scelta della velocità della fleboclisi deve tener conto in primis della tipologia della soluzione in infusione (le soluzioni iperosmotiche, o ipertoniche, hanno bisogno di velocità d’infusione controllata per contenere il rischio di edema).
La velocità dell’infusione è altresì dettata da
In tutti i casi, la terapia infusionale endovenosa -la fleboclisi- è una tecnica strumentale di specificità e competenza infermieristica, in tutte le fasi procedurali (seduta iniziale e controlli successivi fino al completamento della terapia, rispettando le indicazioni mediche specialistiche).
La pratica strumentale della fleboclisi consiste nell’inserimento di un ago (o agocannula) all’interno di una vena generalmente situata in una parte del corpo visibile e facilmente accessibile:
L’ago e l’agocannula fanno parte del set di infusione: un set standard di infusione è composto da un contenitore sterile idoneo per le soluzioni da somministrare (sacca di plastica, bottiglia di vetro), collegato tramite un connettore a un deflussore, il quale a sua volta comprende il pozzetto (camera di gocciolamento: in cui vi gocciola la soluzione) ed il tubicino trasparente e flessibile dotato di un morsetto regolatore del flusso, attraverso il quale si trasferisce la soluzione all’interno della vena.
Lo stesso ago può essere collegato ad un catetere: cannula di gomma o di altro materiale, di varia lunghezza, come nel caso del catetere venoso periferico (il metodo di accesso endovenoso più utilizzato sia in ospedale sia nelle attività sanitarie in ambito pre-ospedaliero).
La terapia infusionale endovenosa può avvenire principalmente in due modi:
In bolo (o bolus):
In infusione
In tutti i casi, la scelta del tipo di flebo, dosi e tempi di somministrazione viene fatta in base alle condizioni del paziente e necessità terapeutiche; ed è sempre di competenza del medico prescrivente e dell’infermiera professionale.
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fonti essenziali
msdmanuals.com
researchgate.net
Roberto Tonon, Iniezione endovenosa, su Med4Care, 10 febbraio 2023
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